In un mondo sempre più colpito dagli effetti del cambiamento climatico, l’agricoltura rimane al centro del dibattito come una delle chiavi per la transizione ecologica. Non più solo fonte di cibo e fibre, ma assume un ruolo più ampio nel fornire servizi ecosistemici (SE) come la regolazione del clima, la gestione delle inondazioni, la salute, la gestione dei rifiuti e la qualità dell'acqua; nonché servizi culturali che apportano benefici ricreativi, estetici e spirituali agli esseri umani, e servizi di supporto quali la formazione del suolo, la fotosintesi e il ciclo dei nutrienti.
È questo lo spirito che anima le strategie europee per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. A questo scopo, La Commissione Ue ha identificato tre direttrici principali: l’abbandono delle fonti fossili, lo sviluppo della bioeconomia circolare e l’adozione di soluzioni naturali per la cattura del carbonio. In questo contesto, il ruolo dell’agricoltura diventa cruciale, non solo per ridurre le emissioni, ma anche per proteggere biodiversità, suoli e risorse idriche.
Agricoltura Rigenerativa: ambiente e redditività
A guidare la transizione verso un’agricoltura più resiliente è l’Agricoltura Rigenerativa (AR), che segna un’evoluzione sostanziale rispetto all’Agricoltura Integrata. Quest’ultima si limita a mitigare l’impatto dell’agricoltura convenzionale, mentre l’AR introduce un approccio attivo, orientato alla rigenerazione del suolo, al ripristino degli ecosistemi e alla valorizzazione della biodiversità.
Attraverso tecniche come la rotazione colturale, l’impiego di fertilizzanti organici, la copertura permanente del suolo e la riduzione delle lavorazioni meccaniche, si riducono gli input esterni, migliora la qualità del terreno e aumenta la capacità del suolo di sequestrare carbonio. Secondo studi recenti, la riduzione delle lavorazioni consente un risparmio di gasolio fino al 60–70% nei sistemi No Tillage e del 20–30% nel Minimum Tillage (Ersaf, 2023), con una conseguente riduzione delle emissioni di CO₂, e benefici significativi in termini di biodiversità e resilienza agli stress climatici.
I benefici dell’agricoltura rigenerativa non riguardano solo l’ambiente: anche la sostenibilità economica delle aziende agricole ne trae vantaggio. Riducendo l’uso di fertilizzanti, prodotti chimici e carburante, si abbassano i costi operativi e si rafforza l’autonomia dalle fluttuazioni del mercato. Al tempo stesso, un suolo sano aumenta il valore dei terreni, che spesso rappresentano fino al 70% delle garanzie richieste per l’accesso al credito. In un contesto finanziario sempre più orientato alla sostenibilità – come indicano i Green Bond Principles dell’ICMA – la qualità del suolo potrà influenzare direttamente l’accesso a prestiti e investimenti, anche in ambito bancario tradizionale.
A vincere è la Multifunzionalità
In parallelo, cresce l’interesse per la produzione di bioenergie in ambito agricolo. In Italia, il numero di impianti è passato da poche decine a oltre 2.000 in meno di vent’anni (Crea, 2023). Le aziende agricole che integrano la produzione di biogas o biometano nei propri cicli produttivi ottengono vantaggi economici rilevanti. Nell’ambito di una ricerca condotta in collaborazione con Crédit Agricole Italia, l’Invernizzi AGRI Lab ha analizzato un campione anonimo di quasi 1.000 aziende zootecniche attive nel 2022 e 2023. Tra queste, sono state messe a confronto 162 aziende tradizionali e 162 aziende bioenergetiche, simili per dimensione economica e area geografica. I risultati evidenziano in modo netto che le imprese impegnate nella produzione di energia rinnovabile registrano una redditività operativa superiore rispetto a quelle tradizionali.
A emergere è dunque un modello aziendale multifunzionale, capace di produrre non solo alimenti, ma anche energia, servizi ecosistemici e valore sociale. Tre le principali direttrici di questa multifunzionalità:
• Deepening, cioè l’offerta di prodotti a valore aggiunto (biologici, certificati, locali);
• Broadening, ovvero la diversificazione delle attività, dal turismo rurale alle fattorie didattiche;
• Regrounding, la capacità di radicare l’attività agricola nel contesto socio-economico del territorio, chiudendo i cicli di produzione e creando comunità energetiche.
L’agricoltura, spesso considerata settore conservatore, si rivela invece campo fertile per l’innovazione. Un’innovazione che non è solo tecnologica, ma sistemica. Che punta a rigenerare, a diversificare, a valorizzare ciò che il mercato non riesce ancora a misurare: le esternalità positive, i benefici diffusi, il valore del paesaggio, della salute e della resilienza. Per affrontare le sfide ambientali ed economiche del nostro tempo, serve un’agricoltura nuova, capace di guardare oltre la produzione intensiva. Un’agricoltura che non sia solo sostenibile, ma rigenerativa, multifunzionale e integrata nel territorio. Perché la vera innovazione non sarà nei numeri, ma nel modo in cui produrremo valore per la società, il pianeta e le generazioni future.
