Dal 5 al 6 maggio, il campus di Cremona dell’Università Cattolica del Sacro Cuore ha ospitato il “Scientific Colloquium: The Hope for a Nourished Planet: Which Agenda for Catholic Universities?”. Un evento internazionale che ha voluto coniugare ricerca accademica, responsabilità sociale e valori cristiani per affrontare una delle sfide più urgenti del nostro tempo: la malnutrizione globale. L’iniziativa si inserisce nel percorso del Giubileo 2025, voluto da papa Francesco e ispirato al tema “Spes non confundit”, e promuove una visione della speranza come forza propulsiva per il cambiamento.
Organizzato in collaborazione con la Federazione delle Università Cattoliche Europee (FUCE) e la Fondazione Gravissimum Educationis del Dicastero vaticano per la Cultura e l’Educazione, il Colloquium nasce con l’obiettivo di rafforzare il legame tra università cattoliche europee e africane nella lotta alla fame. Secondo i dati più recenti della FAO, oggi quasi il 9% della popolazione mondiale soffre la fame, con punte superiori al 20% nel continente africano. A fronte di uno sviluppo scientifico e tecnologico crescente, i benefici di tali progressi restano spesso confinati nei centri di ricerca e nelle grandi aziende, senza raggiungere le comunità più vulnerabili a causa di ostacoli culturali, economici e politici.
Le università cattoliche sono chiamate a formare leader
Il Scientific Colloquium ha inteso promuovere un dialogo multidisciplinare e transdisciplinare, valorizzando pratiche efficaci di trasferimento tecnologico e rafforzamento delle competenze locali. Al centro del dibattito vi sarà anche l’attuazione del Patto Educativo Globale lanciato da Papa Francesco, con particolare attenzione ai temi della dignità umana, della cooperazione e dell’ecologia integrale. Le università cattoliche, in questo contesto, sono chiamate a formare una nuova generazione di leader dal forte radicamento scientifico ed etico, capaci di sviluppare soluzioni sostenibili e inclusive per garantire la sicurezza alimentare.
Uno degli obiettivi strategici dell’incontro è la costruzione di un’alleanza educativa che, nei prossimi tre anni, favorisca azioni comuni tra gli atenei coinvolti. In gioco non c’è solo il futuro della scienza o dell’educazione, ma quello di un’intera umanità che ha ancora fame non solo di pane, ma anche di giustizia, equità e speranza.
Trevisi: la ricerca scientifica mira a trovare soluzioni
Sul tema giubilare della speranza, abbiamo sentito il professor Erminio Trevisi, direttore IRCAF. «Professore, se la speranza è "guardare al futuro con animo aperto, cuore fiducioso e mente lungimirante", pensa che la ricerca scientifica sia un modo per praticare e realizzare la speranza?»
«La ricerca scientifica è certamente una fondamentale modalità umana per trovare soluzioni ai problemi che incontriamo nella vita quotidiana, per offrire una vita dignitosa a tutti e curare la nostra casa-Terra. Lo sviluppo esponenziale della ricerca in tutti i settori, a partire da quello agroalimentare, ha consentito di espandere le nostre conoscenze, di risolvere molti problemi, ma è un processo faticoso e spietato perché ci ricorda sempre come i nostri sforzi non siano sufficienti a soddisfare le richieste della comunità umana. Basta pensare all'incapacità di sconfiggere la fame e la malnutrizione, alle nuove sfide correlate ai disturbi alimentari, alla difficoltà di limitare gli impatti negativi delle nostre attività. Come ricercatori – ognuno nella propria specializzazione – siamo impegnati a costruire la speranza in un mondo migliore, con la consapevolezza che ogni scoperta va conquistata, compresa in profondità, condivisa ed applicata con cautela per garantire uno sviluppo armonioso e giusto».