La Piramide della ricerca scientifica

La scienza, basata sul metodo sperimentale, ha bisogno di consenso. Quante volte l’opinione pubblica è messa di fronte a studi dai risultati disomogenei. Il che non significa che le ricerche condotte siano giuste o sbagliate; ma che la strada per arrivare a risultati consolidati è tutt’altro che semplice e breve. Tanto che si parla di piramide delle evidenze scientifiche, proprio a segnalare, già nell’immaginazione, un percorso lungo e irto. Una piramide che è stata disegnata, e i cui gradoni ora passeremo in rapida rassegna.

La parte “bassa”
Si parte ovviamente dalla fase sperimentale, sia essa “in vivo”, ovvero su piante, animali, funghi, batteri ecc. o “in vitro”, riproducendo cioè in laboratorio alcune mirate condizioni naturali.
Da queste prove, i ricercatori traggono primi elementi di conoscenza che possono scambiarsi a titolo di opinione. Va subito però fatta una precisazione: si tratta di opinioni di esperti, di persone cioè che trattano quelle materie da anni, a volte da una vita. 
Qualche informazione in più si può avere studiando un singolo caso o una serie di casi; anche in questo modo si ottengono informazioni certamente significative ma non ben consolidate. 

Studi osservazionali 
Salendo i gradoni della piramide troviamo il gruppetto degli studi osservazionali, dove cioè un fenomeno viene osservato da un lato attraverso analisi statistiche di una pluralità di casi e dall’altro dal punto di vista del confronto tra soggetti di cui ne è nota la manifestazione e altri che, al contrario, non lo evidenziano. Si tratta degli studi caso-controllo e degli studi di coorte. 
Il primo si caratterizza per pochi soggetti e dunque bassi costi, ma per contraltare fornisce informazioni indicative ma ancora passibili di verifica. Il secondo prende in considerazione molti soggetti e, spesso, per lunghi periodi di osservazione. I soggetti sono simili tra loro per varie condizioni, mentre a variare è una singolo fattore. Negli studi di coorte, dunque, la prospettiva comparativa è molto evidente e, di conseguenza, particolarmente rivelatrice. 

Studi randomizzati
Vicini al vertice della piramide delle evidenze scientifiche, gli studi randomizzati si caratterizzano per gruppi di soggetti ampi e, soprattutto, composti casualmente, cioè “random”. Un gruppo viene sottoposto a un trattamento, mentre l’altro, che non lo subisce, funge da “controllo”, ovvero da confronto per comprendere più nettamente l’effetto del trattamento nel primo gruppo.
Una ulteriore garanzia di limitazione delle distorsioni esterne al trattamento viene garantita con il “doppio cieco”, dove nemmeno i ricercatori che analizzeranno i risultati sanno quale sia il gruppo trattato e quello di controllo. Si arriva al “triplo cieco” se l’analisi dei dati viene effettuata da ricercatori esterni alla struttura che ha effettuato l’esperimento.
La casualità che regna in questo tipo di studi garantisce la minimizzazione di alterazioni, bias, vizi metodologici e procedurali, dando ai risultati un grado di significatività molto elevato.

Il top
Va precisato che dal punto di vista della ricerca scientifica in senso stretto, “il top” è dato dagli studi randomizzati, in quanto ricerche “in campo”, con soggetti reali e rigorose metodologie sperimentali. Ma nella prospettiva di una gerarchia nelle evidenze scientifiche, la parte apicale è riservata alle revisioni sistematiche e alle metanalisi. Le prime, chiamate anche review, sono lavori che vanno e ricercare le pubblicazioni scientifiche su un dato argomento, riesaminando criticamente e riassumendo i risultati in un nuovo testo sinottico. Va aggiunto che l’aggettivo “sistematiche” si riferisce al fatto che la revisione viene effettuata su tutti gli studi scientifici presenti in letteratura su quel tema; diversamente, se la ricerca è parziale, si parla semplicemente di revisione. 
Anche le metanalisi partono da una review di ricerche già effettuate, ma aggiungono una rielaborazione statistica: una aggregazione di dati che produce singoli valori di un fenomeno.
Quanto detto, pur se in modo estremamente conciso, può aiutare a comprendere come il processo di consenso attorno alla ricerca scientifica sia lungo e complesso, qui sintetizzato nella distanza tra le prime opinioni di esperti sulle prove sperimentali e le metanalisi.